Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Italiani pessimisti sul futuro, ma fiduciosi nelle relazioni familiari

Dal Family Report 2025 il ritratto di un Paese che guarda al domani con ansia. Pesano cura degli anziani, costi abitativi, conciliazione vita-lavoro e precarietà.

lunedì 24 novembre 2025
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Come si immaginano il futuro gli italiani? E quali sono i bisogni psicologici e relazionali delle famiglie nel nostro Paese? Il Family Report 2025 del Centro internazionale studi famiglia (Cisf), realizzato in collaborazione con Eumetra su un campione di 1.600 famiglie italiane, descrive un’Italia attraversata da un paradosso: se da un lato cresce il pessimismo verso il mondo e il Paese, dall’altro la famiglia continua a essere percepita come una struttura relativamente solida. Oltre il 57% degli intervistati ritiene che la situazione globale e nazionale peggioreranno, ma solo il 19,1% prevede un peggioramento per la propria famiglia. Più della metà (56,7%) immagina che il proprio nucleo resterà stabile. Una risposta che rivela come la fragilità del contesto venga “filtrata” quando lo sguardo si concentra sulla sfera domestica. Una visione che indica un punto decisivo nella costruzione delle politiche future. Se il Paese viene percepito come instabile ma la famiglia resta un punto fermo, la transizione demografica e sociale dei prossimi anni si giocherà anche sulla capacità di rafforzare ciò che oggi appare come l’ultimo ancoraggio di fiducia.

Pressioni demografiche e nuove vulnerabilità

Dietro questa stabilità percepita si nasconde un quadro tutt’altro che semplice. Dal Rapporto emerge come la famiglia italiana debba sostenere un carico crescente di responsabilità: l’invecchiamento della popolazione aumenta la domanda di cura, il lavoro femminile continua a scontrarsi con ostacoli strutturali e la natalità resta su livelli molto bassi. Anche chi non prevede un peggioramento immediato per il proprio nucleo familiare, riconosce che il contesto sociale circostante si sta indebolendo. La gestione dei figli, la cura degli anziani, i costi abitativi, la difficoltà di conciliare tempi di vita e di lavoro e la precarietà lavorativa rimangono nodi costanti che influiscono sul benessere quotidiano. La famiglia resiste, ma spesso al prezzo di una forte adattabilità interna, che non può essere data per scontata nel lungo periodo.

Intelligenza artificiale e crisi climatica stanno riscrivendo (e accentuando) le disuguaglianze globali

L’1% più abbiente detiene disponibilità economiche, potere e controllo delle tecnologie chiave. Diversi rapporti recenti descrivono la progressiva concentrazione della ricchezza e l’erosione della classe media.

 

In cerca di stabilità

Il Rapporto mostra come molte famiglie continuino a riorganizzare la propria vita lungo linee di difesa: riduzione delle spese, rinuncia a opportunità lavorative per gestire la cura, sostegno informale tra generazioni, spostamenti residenziali per accedere a servizi meno costosi. Sono risposte individuali che non risolvono le fragilità strutturali ma le rendono meno visibili nella sfera dell’esperienza quotidiana. La maggiore fiducia nel futuro familiare rispetto a quello nazionale non è quindi un segnale di benessere consolidato: è un equilibrio fragile, mantenuto da strategie di resilienza che potrebbero non reggere a shock di maggiore intensità, come quelli legati alla crisi climatica, alle disuguaglianze territoriali o all’ulteriore polarizzazione economica.

Rischio rifugio

Il capitolo dedicato alle aspettative evidenzia un Paese attraversato da un doppio movimento: la convinzione che la situazione generale peggiorerà e, allo stesso tempo, la speranza che il proprio contesto familiare rimanga stabile. È una dinamica nota a chi si occupa di benessere: quando la fiducia nelle istituzioni si indebolisce, ci si rifugia in ciò che è più prossimo e controllabile. Secondo il Family Report questa tendenza rischia però di diventare un problema. Se la famiglia resta l’unico presidio percepito, rischia di essere sovraccaricata di aspettative e funzioni che, da sola, non può sostenere. Le trasformazioni demografiche, sociali e ambientali dei prossimi anni richiederanno quindi un’azione collettiva più ampia, capace di restituire fiducia anche al livello sociale e istituzionale.

Verso una nuova agenda

Pur senza formulare raccomandazioni dirette, il Family Report alcune direzioni chiare. Serve una visione che rafforzi la capacità dei sistemi sociali di sostenere la famiglia, liberandola dalla pressione di essere l’unico ammortizzatore in un momento storico di forte incertezza. Politiche integrate su natalità, lavoro, cura, servizi territoriali, parità di genere e riequilibrio demografico non sono più opzioni: sono la condizione minima per evitare che la distanza tra percezione familiare e realtà sociale si allarghi ulteriormente. “Il fragile domani non è solo questione personale o individuale”, ha spiega il direttore Cisf Francesco Belletti, “ma riguarda la qualità di vita, la coesione sociale e il benessere dell’intera collettività.

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Copertina: Natalya Zaritskaya/unsplash